Cooperazione internazionale

Cibo e lavoro nei campi Saharawi: un caso di studio

Presentati i risultati raggiunti in tema di sicurezza alimentare, grazie a un ampio partenariato

Si è tenuto a Bologna un seminario per esporre i risultati del progetto di cooperazione Cibo e lavoro: autoprodurre con dignità, coordinato dall’ONG Movimento Africa '70 e cofinanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), di cui la Regione è partner. Forte di un budget totale di quasi 1 milione di euro e di un solido e ampio partenariato, che unisce la componente della ricerca, istituzionale, del mondo universitario e il valore aggiunto delle ong, il progetto sta contribuendo concretamente all’autosufficienza del popolo Saharawi sul fronte alimentare.

Sono intervenuti un rappresentante del Ministero dello Sviluppo economico Saharawi, Baba Efdeid, e un rappresentante del Ministero della Salute pubblica, Saleh Moh. Lamin, oltre ai protagonisti degli interventi, avviati nel corso del 2018.

L’incontro ha permesso di approfondire un caso di successo, esaminando risultati concreti raggiunti, nell’ottica di fornire ai tecnici del settore strumenti e spunti di lavoro per le progettualità future. L’area d’intervento presa in esame rappresenta un caso emblematico per la Regione, che da tanti anni sostiene la causa del popolo Saharawi e che recentemente, dietro impulso dell’Assemblea legislativa, ha aumentato notevolmente le risorse ad esso dedicate – arrivando a 150.000 euro all’anno.

Il contesto

Il popolo Saharawi, in esilio da 45 anni in un territorio inospitale, sconta una serie di impedimenti ambientali che lo portano a dipendere dagli aiuti internazionali, peraltro insufficienti, per il proprio sostentamento alimentare. Di conseguenza, la popolazione soffre di malnutrizione e altre patologie diffuse (fra cui anemia, celiachia e diabete).

Nell’ambito del progetto Cibo e lavoro sono però stati individuati molte risorse sulle quali fare leva per dare una prospettiva di sviluppo e autonomia nella produzione alimentare: le terre fertili, il personale locale – in particolare le donne, la pianta moringa oleifera, la presenza di un centro avicolo, il patrimonio zootecnico, il centro sperimentale di formazione agricola (CEFA), il movimento solidale italiano.

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Le attività del progetto

A partire da queste risorse si è lavorato per coltivare e promuovere l’uso della moringa oleifera, che ha un alto contenuto nutrizionale e di vitamine, per migliorare la dieta della popolazione.  

Con l’intento di favorire l’autoproduzione di alimenti, le famiglie sono state seguire per 7 mesi nella cura delle piante (2 alberi per famiglia), con il coinvolgimento di 1574 famiglie. Il tasso di sopravvivenza delle piante è risultato molto buono, considerate le condizioni avverse del contesto: l’86% degli alberi (per un totale di 2.208 piante) è ora a disposizione come fonte potenziale di alimentazione e per la distribuzione di semi ad altre famiglie. L’obiettivo finale è produrre una polvere di moringa che venga utilizzata come supplemento alimentare.

Un altro ambito sostenuto dal progetto è l’allevamento avicolo, con lo studio e l’identificazione di una miscela di cereali per il nutrimento degli animali che possa essere autoprodotto in loco, senza dipendere da acquisti dall’estero. Inoltre, è stato calcolato il numero di polli che possono occupare in modo efficiente una gabbia, per sostenere la gestione degli allevamenti. È stato poi creato di fatto un presidio veterinario grazie all’installazione di internet per lo scambio di informazioni con i veterinari italiani.

Infine, con il supporto dell’Università di Milano, sono state individuate le erbe indesiderabili e le procedure idonee per il controllo di virus e funghi che danneggiano le piante. È stata dunque fatta assistenza tecnica e formazione per insegnare la raccolta di queste erbe e di insetti utili.

Per approfondire

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ultima modifica 2019-10-07T11:59:29+02:00
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